

di Paolo Lanfranchi
Questo è il diario di viaggio di due famiglie di camperisti, alla scoperta della Sicilia (o almeno una parte di questa splendida regione), alla ricerca di colori, suoni, sapori, gente e profumi di Mediterraneo.
Questo è il diario di viaggio di due famiglie di camperisti, alla scoperta della Sicilia (o almeno una parte di questa splendida regione), alla ricerca di colori, suoni, sapori, gente e profumi di Mediterraneo.
10
AGOSTO (DOLZAGO-GENOVA):
Le
ferie sono finalmente arrivate, oggi è il gran giorno, ma si parte
non per le vacanze, bensì per un viaggio
La
differenza fra le due cose è sottile, ma è fondamentale.
Da
un po’ di anni a questa parte a me, alla mia famiglia e ai nostri
fidi compagni di viaggio dell’ altro equipaggio piace considerare
il nostro periodo di pausa lavorativa così: un viaggio, un vagare
senza particolari mete prestabilite, una ricerca continua di spunti
ed esperienze, “like a rolling stone” come diceva il maestro
Robert Zimmerman (a.k.a Bob Dylan).
La
sera è bello sederci accanto ai camper, e con l’aiuto degli
inseparabili atlanti stradali di Alessia (la “mamma” del secondo
equipaggio) decidere: “dove si va domani”?
Dopo
le ultime verifiche meccaniche dei nostri mezzi e una sana sudata per
caricare tutto l’occorrente partiamo per Genova, la nave ci
aspetta.
Velocemente
arriviamo alla città della lanterna, e qui iniziano le prime
emozioni.
Confesso
di esserci stato poche volte, ma devo dire che ogni volta per me la
vista delle case arrampicate sulle rive scoscese verso il mare, il
porto, i vecchi moli, e i carrugi che raccontano la storia di questa
gente provocano in me sensazioni particolari.
Dal
piazzale di imbarco osservo la zona dell’acquario, e me la immagino
sgombra da tutti gli esercizi stilistico-architettonici che la
pervadono, chiudo gli occhi e vedo un giovane con i capelli lunghi,
la faccia scavata, la sigaretta nella bocca, che osserva il mare e
cerca l’ispirazione per l’ennesimo capolavoro musicale.
Via
del campo è proprio lì oltre questo lembo d’acqua, ora è
popolata da negozi di oggettistica, souvenir e cineseria varia, ma
scavando bene la poesia che porta con sé è intatta, il profumo di
mare che si respira qui deve essere lo stesso, e…diavolo di un
Faber, mi hai fatto commuovere anche questa volta.
10-11
AGOSTO (GENOVA-PALERMO)
Dopo
aver a lungo atteso l’ora dell’imbarco, si sale in nave, una di
quelle grosse, lussuose, quasi “finte” quando le vedi nel porto,
ma comunque piccole se paragonate alla grandezza del mare.
E’
la notte di S.Lorenzo, e allora … tutti sul ponte superiore, a
guardare in su, ad esprimere desideri, che anche se sappiamo non
avverarsi mai, è bello convincersi di averli e sperarci fino
all’ultimo.
Il
viaggio scorre veloce, il mare è liscio come l’olio, e tra una
partita a carte, un caffè e un pisolo in cabina, arriviamo a
Palermo, dopo venti ore decisamente volate.
11
AGOSTO (SFERRACAVALLO)
Troviamo
sistemazione in un campeggio (anche se definirlo così è un eccesso
di benevolenza), alle porte della città.
Le
piazzole sono praticamente deserte, e il silenzio è rotto solo da
questi due equipaggi di brianzoli, che si apprestano preparare la
cena.
Sul
tardi però … la sorpresa.
Appena
fuori dall’ingresso del campeggio … voilà! Una discoteca di
quelle “di tendenza”, allestita sulla spiaggia, che di giorno non
viene utilizzata poiché decisamente inagibile.
Il
mio amico Umberto (l’autista dell’altro camper) sembra
apprezzare, e lo seguo, mio malgrado, a vedere “cosa stanno
combinando”.
Il
lungomare, che al nostro arrivo era deserto è gremito di giovani
“capelliinpiedi-scarpaginnicaargentata-pantaloniattillati”, e
ragazze “cosciascoperta-megatacco-truccatissime”.
Io
e il mio “socio” ci guardiamo sorridendo, un po’ meravigliati,
e ci chiediamo con lo sguardo: cosa ci siamo venuti a fare?
Torniamo
(rassegnati a dormire poco) in piazzola, è troppo tardi per una
granita, ma per una grappa c’è sempre tempo.
12
AGOSTO (PALERMO CITTA’)
Partiamo
di buon mattino con un autobus di linea alla volta della città che
avevo già visitato nel mio periodo di leva, ma che già so potrà
raccontarmi altre storie.
La
prima tappa è d’obbligo (nel senso che occorre cambiare linea lì):
Stadio “Renzo Barbera” – “La Favorita” di Palermo.
E
qui i miei figli dimostrano in maniera ufficiale i sintomi della
malattia che li ha colpiti ultimamente: il calcio.
Sono
travolto da mille domande su formazioni, risultati di partite Palermo
vs. Vattelapesca…, orari, classifiche.
Fortunatamente
l’autobus arriva in un baleno, non avrei retto l’acquisto della
“maglia di Miccoli”.
Si
parte alla volta del centro.
Il
Politeama, la Cattedrale, la piazza Vigliena, le fontane, ma
soprattutto “la Vucciria”.
Questo
è stato il momento più forte della visita della città.
Il
Mercato, con la “M” maiuscola. E’ tutto come mi ricordavo, è
tutto come un tempo, lontano.
Tra
le vie che compongono questo pezzo della città si trova di tutto,
dal pesce alle scarpe “Hogan”, dalla frutta all’origano, quello
vero.
E’
uno spettacolo osservare le persone che si aggirano tra la mercanzia,
magari mangiucchiando la specialità del luogo (il pane con la meuza,
la milza) ma soprattutto è un vero spettacolo osservare i venditori.
E’
una gara a chi urla di più, a chi utilizza la frase più colorita
per attirare i clienti.
Qui
si conoscono tutti, sono sicuramente amici, ma gli affari sono
affari.
Mi
fermo a contrattare il prezzo ad una bancarella, e, ovviamente, mi
allontano con una coppola bianca sulla testa.
I
bimbi di entrambi gli equipaggi intanto si sono precipitati da un
granitaro, e come dar loro torto?
Osservando
“la Vucciria” dalla parte superiore della via ci rinfreschiamo in
questo modo, e vedo il brulicare della Sicilia, quella vera, quella
dei personaggi che giocano a carte a un tavolino nel bel mezzo del
mercato, ma anche quella del pescatore, i cui occhi trasudano sonno e
sale, che si affanna per vendere il suo prezioso raccolto, quella del
fruttivendolo che propone improbabili primizie, insieme agli
imbonitori del “gioco dei bussolotti”.
Dopo
aver rifiutato l’assaggio di un pezzo di merluzzo baccalà,
merluzzo crudo per noi nordici, decidiamo di allontanarci, direzione
Mondello.
Non
abbiamo i costumi, ma chi se ne importa!
Questa
è la tradizionale spiaggia dei palermitani, ma il turismo la fa
sicuramente da padrone.
Il
mare è una favola, ma lo spazio vitale è decisamente limitato.
Non
c’è posto sulla spiaggia, e allora entriamo in acqua, i bambini
con le mutande, io e Umberto con i pantaloncini in stoffa, le mogli
ci osservano da lontano, con aria rassegnata.
Torniamo
dopo un bagno di mare e di sole (decisamente “cattivo”), verso la
nostra “finta” quiete.
La
seconda serata di sottofondo-disco ci aspetta.
13-14-15
AGOSTO (SCOPELLO)
Con
ancora negli occhi le bellezze di una città disordinatamente
affascinante quale è Palermo, partiamo alla volta di Castellamare
del Golfo, abbiamo scelto la Baia di Guidaloca, di cui alcuni nostri
amici ci hanno parlato molto bene, in località Scopello.
Prendiamo
l’autostrada, e dopo circa mezz’ora intravedo un cartello con una
scritta: CAPACI.
Ho
un tuffo al cuore.
Due
steli che svettano al lato della carreggiata ci ricordano l’orrore
dell’attentato al giudice Falcone, e la mente corre anche all’altra
vittima dell’odio: Paolo Borsellino.
Dentro
di me sento un misto di ammirazione per la loro opera e di tristezza
per il triste epilogo della loro eroica esistenza.
Spiego,
per come riesco, ai miei figli, il significato di quei simboli, la
triste notorietà di quel luogo.
Per
quanto tempo ancora dovremo sopportare simili bestialità?
Per
quanto tempo dovremo fare il tifo per associazioni quali “Libera”?
Per
quanto dovremo restare vittime di un potere subdolo e terribilmente
diffuso, anche “su al nord”?
L’autostrada
corre via da quel posto, ma i miei pensieri ci rimangono, ancora per
un bel po’.
Arriviamo
alla meta, un campeggio spartano ma tutto sommato organizzato.
La
cosa migliore è che lo stesso si affaccia su una spiaggia pubblica,
guarda caso, requisita alla mafia.
Una
bella soddisfazione fare il bagno e giocare a bocce dove un tempo
qualche boss sbrigava i suoi loschi affari con i suoi collaboratori.
Averne
di comuni così.
Vista
la bellezza del posto e l’apprezzamento di mogli e figli decidiamo
di rimanere fino a ferragosto.
Qui
il 15, o meglio, il 14 sera è festa grande.
E’
un rifiorire di barbecue, tavolate, vino e birra a fiumi, e
soprattutto è la “notte della baia”: una festa che da dieci anni
ormai si tiene su questa spiaggia, proprio per festeggiare la sua
riconquista a bene comune.
Quest’anno
c’è da festeggiare anche il brillante superamento dell’alluvione
che ha colpito Scopello nell’inverno.
L’arenile
si riempie sin dal pomeriggio di tende, popolate di gente di tutte le
età, che hanno deciso di dormire qui, dopo la serata di festa.
Si
conteranno all’incirca 4000 persone, desiderose di divertirsi e
ballare tutta la notte.
Ci
uniamo alla festa, la birra non è niente male, e la musica … beh!
Il blues è un’altra cosa, ma oggi va bene così!
16-17
AGOSTO 2011 (S.VITO LO CAPO)
La
meta successiva è S.Vito Lo Capo, meta turistica per antonomasia,
che non possiamo permetterci però di saltare, c’è da vedere la
“riserva dello zingaro”, un parco naturale senza eguali in
Italia.
Ci
sistemiamo in un’area sosta, fuori dal centro paese, dove le docce
sono fredde, non ci sono negozi di alimentari, ma comunque è
assicurata la corrente elettrica.
Siamo
veri camperisti noi.. o no?
Dopo
un primo giorno trascorso in spiaggia, raggiungibile tramite una
navetta gratuita comunale, tra l’altro come direbbe il buon Bruno
Pizzul “gremita in ogni ordine di posti”, il secondo giorno lo
dedichiamo alla visita della riserva dello zingaro, via mare.
Utilizziamo
la barca di Beppe, un abitante del luogo, il cui costume ha visto
tempi migliori, che trascorre il tempo tra una MS e un sorso di
vinaccio stratracannato da una bottiglia di plastica.
La
bellezza dei luoghi toglie il fiato: rocce a picco sul mare, la
vecchia tonnara disabitata, la piscina naturale del bagno di venere,
il mare verde e blu, fino al momento della sosta per il bagno al
largo.
Qui
la brutta sorpresa: 15 persone su 17 accusano il mal di mare, e ci
vediamo costretti a rientrare in anticipo, e a nulla serve l’offerta
del nostro skipper: “Qualcuno vuole un po’ di vino per tirarsi
su”?
Come
si dice dalle nostre parti, l’ho pensato, anzi, l’abbiamo pensato
(toscani compresi): VADAVIALCU!
18
AGOSTO (TRAPANI – LE SALINE)
Abbiamo
voglia di staccarci per un po’ dalla vita da mare, perciò partiamo
alla volta delle saline, nei pressi di Trapani.
Dopo
aver rinunciato la sosta ad Erice, per mancanza di parcheggi
disponibili, arriviamo a questi luoghi quasi irreali, con mulini a
vento e strani macchinari per l’estrazione del sale.
Il
caldo è soffocante, e la ciurma ne risente.
Non
ci sono operai, ma me li immagino.
Qui
la fatica si deve sentire, sul serio, e forse il più delle volte non
ci rendiamo conto delle condizioni in cui lavorano certi operai, la
cui opera è necessaria alla nostra sopravvivenza.
Dopo
un frugale pranzo all’unica ombra disponibile, quella dei nostri
automezzi, e dopo aver salutato un bergamasco incontrato per caso nel
profondo sud, ci avviamo alla volta di Marsala.
19-20-21
AGOSTO (MARSALA E FAVIGNANA)
Troviamo
quasi per caso il nostro “Sevillana Village”, che a dispetto del
nome altro non è che un’area attrezzata sulla spiaggia.
Il
mare qui è davvero bello, e la gente, fortunatamente, è poca.
Il
caldo è sopportabile, cosa che non è invece il Patron del posto,
tale Remo.
Un
classico menefreghista, che si rifiuta, a dispetto della scritta
“ristorante” affissa all’interno dell’area di sosta, di
cucinare per noi.
Del
resto, come ci ha detto, “Questa sera ho una cena importante, che
non posso fallire, del resto, voi ve ne andate in Italia, questi
invece, u nutaru, rimane accà!”
Facciamo
buon viso a cattivo gioco, e nonostante la sua scontrosità
apprezziamo il luogo, la spiaggia, il mare, e soprattutto ci lanciamo
in sfide a calcio padri contro figli, che terminano non prima delle
20.30 di sera.
Indovinate
chi ha vinto? I figli ovviamente.
Ma
il premio c’è, ed è per tutti: un tuffo ristoratore in mare e un
tramonto rosso sangue possono far scordare anche la sconfitta più
bruciante, e fanno pensare, tanto.
Non
vorrei essere in nessun altro posto, voglio rimanere così, sospeso e
felice, il telefono, il p.c. e le mail sono lontane, è la vita ha
più sapore, e sorrido.
Il
viaggio a Favignana del 21 è confortevole e alquanto rilassante.
Il
catamarano ci porta direttamente al porto di questa splendida isola,
dalla quale ci spostiamo con un pullmino “da combattimento” nella
spiaggia di cala azzurra.
La
gente si accalca sulla spiaggia, e così tutti, compreso il
sottoscritto che notoriamente non è capace di nuotare, ci tuffiamo
in un mare color smeraldo, chiedendoci il perché la gente scappa ai
Caraibi infischiandosene di queste bellezze.
Dopo
la doverosa visita a una delle spiagge più belle d’Italia,
visitiamo il centro della cittadina.
Medito
seriamente di lavorare per un gemellaggio con questa località.
Anche
qui lo spirito commerciale del luogo balza agli occhi, ma rimango
letteralmente rapito dalla biblioteca comunale e dalla sala del
consiglio, che si affaccia direttamente sul mare delle Egadi.
Mi
rendo conto che amministrare questi comuni può essere molto
impegnativo, ma la ricompensa è tutta lì, basta uno sguardo al blu
del cielo e quello diverso, ma non meno intenso del mare nostrum per
trovare conforto alle fatiche.
La
vita poi mi sembra tranquilla, lontana dai nostri ritmi spasmodici,
non vedo manager stressati e mogli schizzate, al di là dei turisti,
anche gli abitanti sembrano aver riscoperto il tempo delle stagioni,
lento, ma vitale al punto giusto.
22
AGOSTO (PORTO EMPEDOCLE)
Il
nostro viaggio deve proseguire, l’Atlante ci ha suggerito di
migrare più a sud, abbiamo scelto Porto Empedocle, la Vigata di
Camilleri.
Qui
il luogo ci parla del Commissario Montalbano, delle sue bracciate a
Marinella, a cui diamo uno sguardo fugace passando, lo immaginiamo
guidare nervosamente per queste strade, cercando in un piatto di
pasta con le sarde la strategia vincente.
Il
luogo è abbastanza trasandato, così come l’area camper, che ci
regala tuttavia una terrazza sul mare, dalla quale possiamo tenere
sotto controllo i nostri quattro piccoli hooligans che si cimentano
nella pesca dei granchi e dei pesci siluro (a detta loro, per la
forma allungata).
Il
pomeriggio trascorre pigro, contrattando l’acquisto dei fichi
d’india che Totò (il fruttivendolo) ci insegna a tagliare senza
lasciarci le falangi, e delle vongole di Mimmo, “che sugnu ‘ncora
vivi, tanto che dopo quando le metterete int’allacqua faranno
ancora la pipì”…classico da pescatori…
Alla
sera tutti contenti, granchi e pesci liberati, a pianificare la
visita alla valle dei templi di Agrigento del giorno dopo, per un
tuffo nella storia.
23
AGOSTO (AGRIGENTO, VALLE DEI TEMPLI)
Si
parte a bordo di un’auto guidata da un personaggio che deve saperne
di cose, ma il cui pudore lo rende meccanico nelle spiegazioni, alla
volta di Agrigento, valle dei templi, per l’occasione arricchita da
sculture contemporanee che non ne mutano il fascino.
La
cultura si respira a pieni polmoni, basta non osservare gli scempi
urbanistici che fanno da sfondo a questo pezzo di Sicilia che si è
fermato a un paio di millenni fa.
La
visita al museo è interessante, e coadiuvata dall’aria
condizionata, ma la parte migliore rimane la passeggiata sul viale
dei templi.
Anche
i più giovani del nostro gruppo rimangono colpiti da quanto di buono
l’uomo è riuscito a costruire nei secoli.
In
particolare vengo colpito da una sorta di “Agorà”, che ci parla
della democrazia di quei tempi, in cui, forse, il fare politica, era
un mestiere che veniva intrapreso da gente seria e motivata.
24
AGOSTO (CEFALU’)
Il
nostro viaggio sta per volgere al termine, è ora di tornare a
Palermo, o nelle vicinanze.
Tagliando
longitudinalmente in due la Trinacria, ci spostiamo nei pressi di
Cefalù, in un campeggio circondato “dal nulla”.
Dobbiamo
procacciare cibo, perciò ci affidiamo alla guida sportiva di Imma,
una ex insegnante ora in servizio al bar dell’area.
Rischiamo
grosso, su questa macchina che non ha la marmitta, perché “l’abbiamo
portata a riparare, ma tanto va bene anche così”.
La
signora, tra una sgommata e un frontale sfiorato ci porta per le
compere in un paesino lunare, dove sembra siamo gli unici turisti a
passare da anni.
Tornati
in fretta (ovviamente, vista la media dei 95 km/h urbani) ai nostri
camper, ci affrettiamo a fare l’ultimo bagno della stagione, solo
dopo aver inscenato una sfida storica LOMBARDIA – SICILIA di calcio
da spiaggia.
L’incontro,
terminato per dovere di cronaca 6-2 per noi, e che mi ha visto
incredibilmente siglare un gol, è stata un bel momento, nel quale,
in barba a diversità di provenienza, estrazione sociale, e,
passatemelo, lingua, ci siamo divertiti davvero.
Padri
e figli ad affannarsi dietro a quel pallone che non voleva entrare
mai, e a suggerirsi tattiche di gioco, nemmeno fossimo alla “Santiago
Bernabeu”.
25
AGOSTO (PALERMO E RITORNO)
E’
davvero finita.
Dobbiamo
raccattare le nostre cose, e caricarle sul camper, per quest’anno
per l’ultima volta.
Si
parte per Palermo, da dove ci imbarcheremo per il ritorno a casa.
Il
nostro viaggio ci riserva però un’ultima sorpresa.
Dopo
aver percorso l’autostrada che ci fa passare per Termini Imerese,
un luogo che ci parla delle nefandezze di certi imprenditori,
entriamo in Palermo dalla parte forse un po’ azzardata.
Il
navigatore parla chiaro: BRANCACCIO.
Un
quartiere tristemente noto alle cronache per fatti non propriamente
limpidi.
Ci
passiamo con i nostri camper, la gente ci osserva come fossimo
extraterrestri, o forse polli da spennare.
Un
po’ di tensione c’è, e occorre molta attenzione nel non urtare
le macchine disposte in tripla fila e i motorini che viaggiano come
schegge impazzite.
Dopo
aver atteso la riapertura di un passaggio a livello, maledizione,
abbassato, usciamo dalla via, e tiriamo un sospiro di sollievo.
Per
festeggiare le donne propongono una sosta condita da cannoli
siciliani.
Permesso
accordato.
Arriviamo
in porto e attendiamo giusto quelle 3 ore prima di essere imbarcati,
ma per tornare c’è sempre tempo.
Il
viaggio in nave è tranquillo e un po’ malinconico, da Genova alla
Brianza è un soffio.
Arriviamo
a Casatenovo, dove ci aspettano, purtroppo i saluti di rito.
I
bambini sono già crollati fra le braccia di Morfeo, ma noi adulti ci
dedichiamo un ultimo, fraterno, abbraccio.
Dove
si va l’anno prossimo?
Semplice:
Sicilia, zona est.